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/////////// RASSEGNA STAMPA ///////////

FOTOGRAFIE ROCK

22 aprile 2020
https://fotografierock.it/album/be-holders-default-30-aprile-2020


Il 30 aprile 2020, per Blossom Bisquits, uscirà il primo album dei Be.holders, intitolato Default.

Musicalmente, ci troviamo di fronte a un progetto ambizioso e moderno, che filtra varie influenze musicali degli anni ’80 e ’90 nel proprio immaginario sonoro e lirico, estraendone un’essenza nuova e avvolgente. Infatti, già da Fake Laugh, canzone d’apertura del progetto, il duo di Russi (provincia di Ravenna) ci immerge in una bolla di suoni elettronici e cupi, ritmiche sincopate e vocalità leggere.
A dettare il fil rouge del progetto sarà un clima scuro, a metà tra il sogno e l’incubo, la cui atmosfera surreale verrà squarciata da lampi di suono e abbellita da melodie soffuse di sintetizzatore.
Gli ultimi tre brani (degli otto che compongono Default) dettano un notevole cambio di tendenza, spezzando l’uniformità che i Be.holders avevano creato fino a quel momento. Body Down, infatti, presenta una sonorità simile ai precedenti episodi, seppur impreziosita dal violoncello di Marcella Trioschi, ma subisce un chiaro cambio d’intenzione grazie allo spoken eseguito dal cantante, Francesco Rossi, il quale getta una pennellata di colore più intenso nello svolgimento chiaroscuro del disco.
The Last Call richiama alcuni degli stilemi principali della musica trap, quali gli hi-hat ripetuti e i bassi preponderanti, andando a sovrapporre a questi una linea vocale affine al rock degli anni ’80 e inserendo il tutto in un’atmosfera cupa e aleggiante.
Little Mental Trip, pezzo conclusivo dell’opera, risulta essere anche il più interessante; questo è accompagnato da un giro di chitarra acustica molto delicato (seppur un po’ creepy) e, nella prima parte della composizione, da una linea canora eseguita in falsetto, ad amplificarne il mood tenebroso.
Il brano assume un certo dinamismo quando, a metà canzone, entra una cassa dritta che, seppur un po’ “lontana”, conferisce movimento al tutto. Piccole accortezze che rendono il suono del progetto più rotondo e completo sono, sicuramente, le ritmiche terzinate e, a tratti, quasi tribali, oltre ai giri di chitarra intermittenti nelle stesure.
L’aspetto vocale del disco, come già detto, subisce ampiamente il fascino musicale degli anni ’80 e del rock inglese, presentando strutture tuttavia canoniche, con doppie linee canore (solitamente a un’ottava di distanza) a dare il giusto corpo e i giusti profumi alle canzoni, risultando nel complesso piuttosto orecchiabile.
Da questo punto di vista va sottolineata Weird Moves, ricca di distorsioni ed effetti sulla voce, molto simili a quelli di In The Air Tonight , storico brano di Phil Collins, che ne amplificano la psichedelia e le tinte “grigiastre” e un po’ dark. In ogni caso, Default risulta essere un album piuttosto sofferente anche a livello lirico, facendosi portatore di un messaggio estremamente attuale, ossia il senso di isolamento, rifiuto e estraniazione dalla società e dal mondo circostante, trasformandosi, più o meno volutamente, in una richiesta d’aiuto.
Il 6 aprile 2020, sul canale Youtube dei Be.holders, è uscito il video ufficiale di Implosion/Explosion, primo e, attualmente, unico singolo estratto dal progetto, da considerarsi come un “assaggio” in attesa della pubblicazione di un prodotto artistico piacevole e coraggioso quale Default si conferma.
(Alberto Maccagno)


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ROCKIT

30 aprile 2020
https://www.rockit.it/recensione/47617/beholders-default

Be.Holders è un duo elettronico, la loro creatura si chiama: "Default", un lavoro formato da otto tracce che spaziano per genere e immaginario dai risvolti cupi e intimisti. Richiami tra post-punk e art-rock, scie di ambient e lo-fi. Ascolti pieni di nostalgia, caricati da un sound che sa quando spingere e quando restare più morbido. Guitars & synth a cura di Davide Santandrea che vanno ad abbracciare la cultura inglese anni '90, sperimentazione e artificio, per ricorrere ad un nuovo suono. "Mosquito" è la traccia che convince di più sia per intenzione che per sound, serrato, ben scandito e coinvolgente. I testi, tutti in inglese, riflettono la condizione dell'uomo moderno, una sorta di flusso di coscienza, dove la parola chiave è evasione da una società in cui non ci si riconosce più. "Default", implode ed esplode, tenta di andare oltre gli schemi standard della canzone verso forme musicali più complesse e ambiziose, avvicinandosi alla sensazione di rock inglese, un progetto che ha al suo interno riferimenti psichedelici piuttosto lucidi, un progetto in linea con quella che è l'identità dei Be.Holders. Trip mentali a metà tra sogno e incubo, intenzioni suggestive, pennellate di colore donate dal registro vocale di Francesco Rossi.
"Default", dimostra di essere un album dalla struttra solida.
(Lorenza Nervitto)

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Diario di Rorschach


https://diariodirorschach.com/blog/2020/04/30/default/
La musica come strumento per descrivere il mondo che viviamo.
Un mondo difficile e particolare.
Che è completamente privo di valori ma che comunque lascia trasparire un barlume di speranza per poter proseguire e migliorare.
Default, opera prima dei Be.holders ( Davide Santandrea, già membro dei Solmeriggio: elettronica, chitarra e sintetizzatori, e Francesco Rossi, voce e liriche), è un concentrato di emozioni ed espressività artistica. Il progetto, nato da un lavoro cominciato lo scorso anno, presenta una serie di tratti molto interessanti che investono tanto l’aspetto musicale quanto quello delle tematiche trattate. Considerando il primo punto è facile trovare un perfetto mix tra contaminazione e stile personale. Default è senza dubbio un album influenzato da un determinato tipo di melodie. Melodie che prendono piede dai Radiohead, dai Portishead, dall IDM britannica fino a giungere alle sonorità cupe dei Lali Puna. A questo particolare carattere distintivo, se ne associano altri due totalmente tipici della band. Il timbro di Rossi, caldo e pulito, si lega in maniera precisa alle soluzioni elettroniche di Santandrea che, attraverso un sound solido e cupo, delinea un chiaro percorso ai testi. Default, inoltre, è anche sperimentazione.

Default
Default – I Be.holders
Una sperimentazione che non si esprime solamente con la peculiarità dei brani proposti, ma anche con un’associazione di diverse culture all’interno (come nel brano Body down, realizzato con la partecipazione del violoncello di Marcella Trioschi dei Solmeriggio).
Prendendo il secondo elemento, invece, è necessaria una premessa. Default è un viaggio. Un viaggio non necessariamente fisico. Che prevede un’evasione da una realtà, improntata sull’assenza di principi. Questo dato, rimarcato dalle armonie proposte dai Be.holders, conduce l’ascoltatore ad una riflessione su ciò che lo circonda in modo da raccogliere le forze in modo da pretendere più di quello che ci viene presentato. Default, infatti, lascia a chi lo sta ascoltando un barlume di speranza. Che si può rivelare fondamentale nella ricerca di un vero cambiamento. L’album è disponibile su tutti i canali web della band.
Alessandro Falanga

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CORRIERE DI ROMAGNA

Intervista
https://www.corriereromagna.it/default-disco-d-esordio-dei-romagnoli-be-holders/

“Default”, disco d’esordio dei romagnoli Be.holders

RAVENNA. Si intitola “Default” l’album d’esordio dei romagnoli Be.holders, in uscita il 30 aprile, in formato digitale, per Blossom Bisquits. Il disco registrato a Ravenna al Loto Studio 2.0 di Gianluca Lo Presti e anticipato dal video del singolo “Implosion/Explosion” è un viaggio musicale votato al sound strumentale e all’innovazione, intriso di cinismo esitenziale e caduta di ideali. Sulla scia di sonorità che seguono, idealmente, quel tracciato già battuto da Radiohead e Portishead senza disdegnare però le sperimentazioni, tra elettronica, art rock, panorami ambient e post punk. I brani, tutti in inglese, raccontano del desiderio di evasione da una società sempre più in declino e povera di valori. Abbiamo chiesto ai Be.holders, duo composto da Francesco Rossi e Davide Santandrea di raccontarci qualcosa di più su questo loro esordio.
Come nasce questo vostro primo lavoro?
«Nasce dall’esigenza comune di ricercare e consolidare un nostro “sound” nel campo della musica elettronica – spiega Francesco – Cercavamo un linguaggio che andasse oltre il “pop” e che rispecchiasse i nostri tempi, sia musicalmente che liricamente, con l’obiettivo di collocarlo perfettamente in questi anni 20 appena iniziati.».
Musicalmente c’è un filo conduttore che lega i brani del disco?
Direi di no – prende la parola Davide –. Avevamo tanto materiale in versione demo, ascoltandolo ci suonava bene, ma non eravamo convinti che ci rappresentasse completamente. Per questo motivo abbiamo operato delle scelte e il risultato del lavoro di sintesi è “Default”, un lavoro a metà strada tra come eravamo e come ci piacerebbe essere».
Quanto hanno influito gli anni 80/90 in questo lavoro?
«C’è una buona dose delle decadi menzionate nella nostra musica. Nel mio caso – spiega Francesco – nonostante non abbia vissuto quegli anni essendo del ’94, trovo in quel “sound” e in quel “mood” una genuinità, una sincerità e soprattutto una qualità che fatico a cogliere nella musica di oggi».
Nel disco si respirano tante influenze, ma rivisitate in chiave innovativa: qual è la ricetta per creare qualcosa di inedito attingendo dal proprio bagaglio musicale?
«È una bella domanda ma forse questa è la ricetta miracolosa: fai dei buoni ascolti di qualità e diversificati. È soggettivo, ma scopri se sono davvero buoni quando ti lasciano qualcosa dentro, magari tu non te ne accorgi nemmeno. Improvvisa, ascolta cosa fanno gli altri sulla tua idea e fai maturare il pezzo. Le idee buone funzionano quasi subito, massimo un paio di prove. Se continuano a non convincerti, passa oltre. Registra tutto e portalo su pc, solo lì puoi sistemare i dettagli e arrivare alla forma definitiva».
Cosa volete trasmettere con la vostra musica?
«La nostra voglia di cambiare le cose, il senso di frustrazione dettato da un presente privo di certezze; ma anche la nostra “pazzia”, l’andare oltre gli schemi prefissati e i clichè che limitano la creatività dell’artista».
La scena musicale nostrana è viva secondo voi?
«C’è un grande paradosso. Schematizzando: i musicisti, quelli ce ne sono a bizzeffe ma quasi tutti over 35. Mentre i luoghi in cui suonare stanno scomparendo e sono sempre più difficili da raggiungere. I musicisti vengono pagati sempre meno, d’altra parte c’è sempre più burocrazia. Anche le persone che ascoltano sono sempre meno visto che la media di età è sempre più alta e hanno altro da fare che andare ad un concerto la sera. Le etichette indie? Non pervenute, di solito non investono sulla tua musica ma su di te. Musicalmente però in Italia c’è spazio per tutti quindi risponderemmo di sì; ma “viva”, nel senso di originale, deve essere anche la proposta degli artisti: purtroppo si tende a seguire le logiche di mercato e le mode del momento e questo non fa che fossilizzare la scena attuale, sia a livello musicale che di contenuti».
Quanto vi ha aiutato la musica in questo periodo di quarantena?
«Continuo ad ascoltare musica in ogni momento – spiega Davide –. Alcune uscite sono saltate purtroppo. Però sto dedicando molto tempo alla ricerca di suoni e a costruire un setup pratico da utilizzare live».
«Aiuta molto – aggiunge Francesco – sperimentare nuove sonorità e ascoltare tanta buona musica sono alla base della crescita di un artista, soprattutto ora che abbiamo più tempo per farlo».
Come cambierà il modo di fare musica dopo il coronavirus?
«Non penso che i concerti in streaming (gratis o a pagamento) siano una soluzione, nemmeno i concerti tipo drive in con la gente in macchina, ma staremo a vedere, tutto dipende da quanto durerà se mesi o anni. È una bella incognita, nel frattempo gli artisti si devono adoperare per trovare una formula vincente in ambito “social” e sfruttando le infinite possibilità del web».
Avete in programma appuntamenti online o dal vivo quando non ci saranno più le attuali restrizioni?
«Non abbiamo nulla all’orizzonte in questo momento, se tutto fila liscio prima di ottobre penso non ci saranno possibilità per nessuno, per cui cercheremo di lavorare per la prossima stagione. Mentre online stiamo pensando di organizzare qualcosa, ma va fatto bene e deve essere qualcosa di originale. Nel frattempo gustatevi il nostro album “Default” che trovate online nelle piattaforme digitali».

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Brainstorming


http://www.brainstormingculturale.it/default/
Un nuovo decadentismo
Lo scorso 30 aprile è stato pubblicato ‘Default’, il disco di esordio dei Be.holders, per l’etichetta Blossom Bisquits. Il lavoro, all’interno del quale tutti i testi sono in inglese, si caratterizza per la musica prodotta al sintetizzatore e le atmosfere ambient accompagnate dal timbro caldo e deciso di Francesco Rossi
L’opera prima del giovane duo di Ravenna è senza dubbio riuscita e troverà l’approvazione degli amanti del genere indie elettronico: Davide Santandrea e Francesco Rossi hanno realizzato un EPK dal sound solido e inquadrato in una struttura ben definita. Le otto tracce, che attraverso testi simbolistici affrontano come tema quello di una società decadente e priva di valori, sembrano avere già ben riconoscibile lo stile del gruppo e vantano melodie di immediato impatto.
Nei brani, tutti in inglese, sono ricorrenti numerose domande alle quali non viene data risposta e questo sembra il filo conduttore dell’intero lavoro: un’assenza di comunicazione che riassume tutti gli aspetti narrativi che i Be.holders hanno scelto di trattare in questo primo album.
Poche, ma ognuna con una sua precisa identità, le canzoni di ‘Default’ hanno tutte una decisa carica suggestiva e si lasciano ascoltare con trasporto: se “Burst of heat” è connotata da un’evocazione notturna e rarefatta che ne fa quasi un pezzo rilassante, “Body down” assomiglia a una preghiera gridata, mentre il brano che chiude l’album, “Little mental trip”, si dilata per oltre sei minuti con una progressione sinusoidale che porta alla mente i Pink Floyd.
Non mancano richiami alle sonorità art rock e post punk che contribuiscono ad arricchire questo progetto con una nota di raffinatezza, così come un’evidente ispirazione ai Radiohead e alle sperimentazioni britanniche degli anni ’90.
C’è da augurarsi che il duo possa proseguire la propria neonata carriera mantenendo questo standard qualitativo che sembra adatto contemporaneamente alla scena dei club metropolitani così come alle colonne sonore di film indipendenti.
(Gabriele Amoroso)

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ONDA ROCK

https://www.ondarock.it/speciali/dpi106.htm
BE.HOLDERS - DEFAULT (autoprod., 2020) - synth-pop

Duo del ravennate in impostazione Suicide, ossia voce, Francesco Rossi, più arrangiamenti elettronici, Davide Santandrea (già Transgender), Be.Holders debuttano con “Default”.
“Fake Luagh” sta al limite del plagio con la “Paranoid Android” dei Radiohead, però vanta una tensione costruita tramite un poliritmo di scalpiccii e un organo da chiesa.
“The Last Call” ha un’andatura moribonda sostenuta appena da hi-hat a mo’ di serpente a sonagli. “Burst Of Heat”, più originale e meglio bilanciata tra le anime in gioco, è una soundscape equatoriale rarefatta forte d’una centrata qualità melodrammatica (culminante in grida preistoriche), che in “Body Down” persino si arroventa in una incontrollata (e riverberata) recitazione Nick Cave-iana, e in “Little Mental Trip” si spande in un soliloquio d’arpa quasi senza accompagnamento. Techno-pop ripensato per l’era della hit-parade sommessa di Billie Eilish e dell’emo-rap, nonché ultimo ritrovato sull’alienazione coeva spesso indeciso tra toni ancestrali e pose futuristiche. Album malfermo, ma gli highlight hanno fascino e spessore
(Michele Saran, 6/10)

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MUSIC TRACKS

https://www.musictraks.com/be-holders-default-recensione-e-streaming/

L'album d'esordio dei Be.holders si intitola Default, uscito per Blossom Bisquits. L’uscita è anticipata dal video del singolo Implosion/Explosion, ed è disponibile in formato digitale sulle principali piattaforme di streaming online.
Default contiene otto tracce, sintesi del lavoro di composizione dell’ultimo anno del duo. I brani sono sorretti da una base strumentale dove l’elettronica si alterna a paesaggi ambient e richiami tra post-punk e art-rock.
BE.HOLDERS TRACCIA PER TRACCIA
La partenza del disco è affidata a Fake Laugh, sorretta da una ritmica molto fitta, con un certo movimento ipnotico che piano piano trova elementi di elevazione.
Ronzante e più insinuante, ecco Mosquito, che alterna momenti sotterranei e altri più aerei, in un continuo gioco di contrasti. Interessante l'uso della voce nel brano.
Il friggere di un disco di vinile introduce a Burst of Heat, che poi armeggia in costruzione di un brano che poi sdoppia le voci e poggia su una ritmica ossessiva e inquieta.
Il singolo Implosion/Explosion indulge a idee più melodiche e malinconiche, basandosi sull'essenziale a livello sonoro.
Giochi di echi si offrono all'ascolto con Weird Moves, in un procedere che è contrassegnato quasi esclusivamente da voce e percussioni elettroniche.
Tra rap e filastrocca nera, ecco poi Body Down, che si inoltra in territori instabili. The Last Call rallenta un po' i ritmi e aumenta il livello di pathos.
Piuttosto rarefatta l'aria che accompagna Little Mental Trip, lungo episodio finale del disco, che poi piano piano si muove verso il decollo.
Copertina un po' barocca per il disco dei Be.holders, che al contrario all'interno dell'album misurano lo sforzo e fanno a meno del superfluo, per risultati convincenti, compatti e di ottimo livello di creatività.
(FABIO ALCINI)

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Viva Mag


https://www.vivamag.it/be-holders-default/
Artista: Be.Holders
Album: Default
Voto: 7/10
I Be.Holders sono un duo di Ravenna, composto da Francesco Rossi alla voce e da Davide Santandrea alla chitarra e alle percussioni. Ad aprile di quest’anno esce il loro album esordio intitolato “Default“, contenente otto tracce. Le canzoni sono sorrette da una base strumentale dove l’elettronica si alterna a paesaggi ambient e richiami tra post-punk e art-rock. L’album segue idealmente la scia tracciata da Radiohead e Portishead mescolandosi con le sperimentazioni, care all’IDM britannica degli anni 90, di Boards of Canada e Autechre.
Con Fake laugh il duo invita l’ascoltatore a partire per un viaggio che prende il via con percussioni ed effetti elettronici, dove il genere pop si colora di uno spruzzo di post-punk e la voce di Francesco Rossi pone l’accento su una società sempre più in declino. Esplorando diversi stili, i Be.Holders trovano il modo di rischiara e la loro musica riflette su quei valori nei quali l’individuo non si riconosce più. Nella traccia numero tre Burst of heat, si percepisce un lavoro di suoni la cui onda continua a propagarsi quasi con naturale propulsione verso i “rumori” dell’ambiente. Dopo aver esplorato i territori del dolore e della confusione sociale, il duo conclude questo viaggio con la spettrale Little mental trip, capace di creare appunto un “loop mentale”. Molto ben curata anche la grafica dell’album, che rende chiara l’idea di un viaggio immaginario leggermente caotico.







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